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L'importanza della diagnosi precoce delle malattie di Alzheimer e di Parkinson

22 Settembre 2016

Aperitivi Scientifici: Sala gremita per l'incontro con D'Alessandro sulla demenza.

Record di presenze per l'appuntamento di mercoledì 16 marzo nell'ambito degli 'Aperitivi scientifici' organizzati al Csv di Aosta da Alice onlus. Il pubblico ha ascoltato con attenzione Giuseppe D'Alessandro, Dirigente Medico della struttura di Neurologia e Stroke Unit, che ha parlato dell'importanza della diagnosi precoce delle malattie di Alzheimer e di Parkinson.

"Quando si parla di malattie degenerative - ha spiegato D'Alessandro - si fa riferimento a quelle malattie in cui a un certo punto della vita alcune cellule del sistema nervoso, i neuroni, per un motivo non ancora completamente compreso vanno incontro ad una progressiva sofferenza e quindi a morte con perdita della loro funzione. Questo processo è molto lento e spesso richiede alcuni anni. I sintomi della malattia si manifestano quando il processo ha già coinvolto circa la metà di quella determinata popolazione di neuroni".

Lo sforzo che i ricercatori stanno facendo negli ultimi anni "è di individuare la malattia già in questa fase - ha sottolineato il medico aostano - per poter così sperimentare nuovi farmaci oppure verificare l'effettiva risposta di quelli attualmente in uso ma che solitamente vengono utilizzati in una fase già conclamata della malattia e quindi il fatto che non siano efficaci può anche essere in relazione alla fase avanzata della malattia in cui vengono utilizzati".

D'Alessandro ha precisato anche che "le persone, a differenza di qualche decennio fa, oggi sono molto più attente alla loro salute e molto più informate sulle malattie e quindi in caso di processo patologico che possa riguardarle giustamente vogliono essere informate in tempo per poter decidere sul fine vita. Negli ultimi anni i progressi scientifici hanno raggiunto un livello tecnologico tale che con le metodiche di indagine, al momento disponibili solo nei centri di ricerca e in qualche ospedale pubblico, possiamo formulare la diagnosi con elevata certezza già nella fase asintomatica della malattia".

"Con un po' di ottimismo - ha proseguito - è presumibile che nei prossimi anni, potremo disporre di farmaci efficaci attualmente in fase di sperimentazione in persone che non hanno ancora sviluppato la malattia".

Col termine un po' superato ed arcaico di demenza, attualmente si utilizzano i termini più leggeri e moderni, o perlomeno a connotazione più positiva, di deterioramento o declino cognitivo, si intende una perdita di funzione o funzioni intellettive precedentemente raggiunte e capaci di interferire con lo svolgimento delle attività quotidiane.

La demenza è una malattia molto diffusa. I dati di prevalenza, cioè dei casi totali presenti nella popolazione, fanno riferimento a stime derivate da studi di qualche anno fa e poco aggiornati, riportano una frequenza di circa 7 mila casi, che corrisponde quindi ad una prevalenza di 6.4% dopo i 65 anni: il 7,2% delle donne, il 5,6% degli uomini.

La prevalenza specifica per classi di età è intorno all'1% nei soggetti di età compresa tra i 65 e 69 anni e raddoppiando approssimativamente ogni 5 anni di età, arriva ad oltre il 30% nel gruppo di età compresa tra gli 85 e 89 anni. Inoltre il tasso di incidenza annuale, cioè il numero delle persone nuove che si ammalano ogni anno, è stimato in circa l'1% nei soggetti di età superiore ai 65 anni.

La malattia di Alzheimer rappresenta circa il 60% di tutte le forme di demenza e la forma vascolare circa il 30%.

A.L.I.Ce Valle d'Aosta O.D.V.

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